Il ruolo dell’occhio nella fascinazione – Université Européenne

Il ruolo dell’occhio nella fascinazione

eye_of_raCari Amici,

dopo avervi illustrato, nel precedente articolo, gli utilizzi principali della tecnica della FASCINAZIONE, in questo appuntamento vi parleremo dell’organo fondamentale attraverso cui essa si attua, si esplica e si subisce: l’OCCHIO.

L’occhio è stato da sempre al centro della cultura umana, trasformato in simbolo, al centro di riti e protagonista  di metafore.

È il più prezioso organo di senso del  corpo umano: ci permette di prendere coscienza dell’ambiente circostante e ci aiuta a creare la percezione tridimensionale dello spazio.

L’occhio è da sempre connesso al “sapere”, possedere il mondo e dominarlo.

L’occhio è inoltre l’organo di senso connesso più intimamente con la luce, che è un elemento fondamentale per la vita . È un organo essenziale della vita dell’uomo e della sua individualità.

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Nelle tradizioni relative a quest’organo possiamo osservare sia l’attenzione ad entrambi gli occhi che vengono correlati a principi opposti (sole e luna, maschile e femminile etc…), sia l’attenzione al punto centrale tra i due occhi che viene visto come luogo centrale e punto di sviluppo delle facoltà intuitive.

Nella pratica della fascinazione attraverso lo sguardo entrambi questi elementi sono importanti, in quanto il punto centrale tra i due occhi è uno dei punti classici di fissazione utilizzato in molti casi per influenzare le persone, mentre i due occhi sono utilizzati per guardare questo punto stesso.

Osserviamo ora come possiamo ritrovare gli stessi elementi presso varie civilizzazioni.

Per gli egizi ad esempio l’occhio di Horus può essere sia destro che sinistro. Tradizionalmente il destro è legato al sole ed il sinistro alla luna .

 Shiva in oriente è rappresentato spesso con tre occhi: due occhi, corrispondenti al sole ed alla luna, sono  rivolti al mondo esterno, alle cose, che quindi appaiono come “dualità”. Esiste infine centralmente un terzo occhio unificante, che è rivolto ad una dimensione  differente, di coscienza e di intuizione di sé e che è rappresentato da una spirale.

Anatomicamente  possiamo osservare come nell’uomo l’occhio destro e l’occhio sinistro siano in corrispondenza dei due emisferi cerebrali, che rimandano spesso ad una valenza razionale (collegata al principio maschile) e ad una emozionale (più femminile).

L’occhio al centro, o terzo occhio, non è quindi né maschile né femminile. A livello fisiologico questo punto corrisponde all’epifisi, dove è situata la ghiandola pineale, che regola il ciclo giorno notte dell’uomo e che secerne la melatonina; essa inoltre è in relazione con l’intuizione.

L’occhio al centro, tra sole e luna, sembra quindi ricordare l’importanza di una visione superiore e la possibilità di giungere, attraverso di esso, ad una visione superiore.

Un concetto comune a molte tradizioni è il “risveglio del terzo occhio”, ossia un’apertura verso un graduale ampliamento della coscienza. Tale fenomenologia può essere messa in relazione ad elementi sia fisiologici, sia meramente percettivi.

Un ricercatore francese, il dr. Lefebure, notava come questo punto centrale del “terzo occhio” corrispondesse ad una posizione fisiologica dove la normale visione tridimensionale era sospesa: secondo questa teoria potremmo vedere un oggetto posto in tale punto da tutti i lati contemporaneamente. Ipotizzava che tale sospensione della normale percezione potesse avere un effetto significativo per il cervello, portandolo “fuori dallo spazio”.

In molte tradizioni il “terzo occhio” è anche rappresentato all’interno di un triangolo, che è anche simbolo del fuoco ed il fuoco è, appunto, l’elemento con la vibrazione più elevata. Nell’iconografia medievale e del rinascimento europeo, il simbolo dell’occhio racchiuso nel triangolo era considerato come un’immagine esplicita della trinità.

Una simbologia simile ritroviamo anche in oriente, dove Buddha (chiamato spesso “l’occhio del mondo”) è rappresentato nella forma di un triangolo, noto come Tiratna o tripla gemma.

È importante comprendere che tale centro intuitivo o terzo occhio, benché già presente come centro di percezione nell’uomo – e riconosciuto ad esempio dagli Indiani come ajna chakra – è tuttavia assopito nella maggior parte  dei casi, si trova in una fase di sviluppo embrionale, e pertanto deve formarsi sviluppandosi e aprirsi secondo il giusto ritmo che varia da individuo a individuo.

La nostra interpretazione è che questo punto fisiologico è come “occupato”, almeno a livello psicologico, dall’identificazione in una specifica individualità e costituzione mentale, dalle concettualizzazioni che occupano la mente, dalla visione dualistica del mondo. Solo quando si lascia andare questo tipo di “bloccaggio mentale”, allora è possibile all’intuizione risvegliarsi e riattivarsi armonicamente, permettendo un corretto sviluppo della coscienza: a tal proposito notiamo come varie pratiche ipnotiche utilizzino il toccamento di questa zona come un elemento facilitante per lasciarsi andare e scendere in ipnosi, in quanto in tal modo si viene a disturbare il processo.

Il risveglio totale del terzo occhio è collegato ad uno sviluppo della coscienza che si consegue nel tempo come frutto dello sforzo e del lavoro individuale e man mano che si avanza nella pratica della fascinazione si nota proprio una maggiore sensibilità nella zona. Infine, per i cabalisti l’occhio opera su di un piano etereo, “il libro comune, dove sono scritti tutti i comportamenti degli uomini, l’etere. In esso si iscrivono tutti i comportamenti degli uomini, come lo sguardo degli occhi, così come quello che viene detto di buono o malvagio” .

Curiosamente, questa teoria precorre quella più recente di Rupert Sheldrake (1998-1999-2000) sui “campi morfici”, ovverosia la teoria di campi dei risonanza non percepibili direttamente, ma che tendono a “spingere” le forme in una particolare direzione.

Al prossimo appuntamento!

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