Il Potere della Fascinazione – Université Européenne
Il Potere della Fascinazione

Marco Paret

16 Gennaio 2014

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Il Potere della Fascinazione

Il Potere della Fascinazione

Il Potere della Fascinazione

Non veggiamo noi che maggior forza hanno spesso gli occhi umani che con un semplice sguardo uccidono quasi e vivificano? fanno fuggire e tornare il sangue? tolgono e rendono le forze? e quello che è più, corrompono il giudizio delle menti umane?”

(Sonetto di Lorenzo de’ Medici detto Il Magnifico1)

 

Chi non vorrebbe affascinare e fascinare?

«Fascinare» ha il significato di «ammaliare, incantare mediante la vista o la parola».

Qui ci dedicheremo al potere dell’occhio ed ai segreti ad esso connessi.

Per tramite di quest’organo è possibile infatti ottenere dei risultati stupefacenti. L’influenza dell’uomo sull’uomo è infatti sicuramente dovuta a più cause, ma nessuna di esse è comparabile come potenza a quella della vista. Ed anche il nostro pensiero ne è influenzato. La stessa frase “visione del mondo”vi si riconduce. Del resto anche nelle quotidianità più spicciola si è abituati a giudicare sulla base dell’aspetto. Ci creiamo un’opinione di una persona sulla base dapprima della fisionomia e poi della maniera con cui è vestito. La parola aiuta nella formazione di idee e credenze, ma quanto questa azione non è rinforzata e validata dallo sguardo? Quando si ascolta una persona senza vederla, il contenuto di quel che dice non è compreso se non creando delle immagini mentali, visioni mentali immaginarie. Le parole guadagnano in potenza quando lo sguardo le appoggia.

Un oratore esperto esercita il suo modo di guardare per rendere più efficace e dare maggior forza a quel che sta dicendo.

La fascinazione è anche una componente fondamentale dei rapporti tra uomo e donna. Che cosa è mai che fa distinguere all’uomo una donna fra le mille ignote che gli passano accanto nella via? Perchè quest’uomo che pure ha visto fissarsi mille occhi nei suoi, si volge soltanto allo sguardo di quegli occhi? Fu un lampo ma quel lampo gli ha svelato un oceano di felicità e di mistero. L’uomo, ammaliato, è costretto a tornare sui suoi passi, per rivedere quello sguardo che lo ha reso inquieto, che gli getta nell’animo una tempesta che non potrà placarsi se non affacciandosi ancora alle soglie di quell’enigma. Ma anche l’uomo con il suo sguardo ammalia la donna, la guarda, e questa abbassa lo sguardo ad attirarlo2.

Teoria comunicazionale dell’Affascinazione

Il concetto di un fascino ammaliante che si manifesta attraverso l’occhio è, come detto precedentemente, sicuramente all’origine del mito della Medusa presso gli antichi Greci, l’essere mitologico in grado di pietrificare chi lo osservava.

Gli antichi avevano nozione della forza misteriosa dell’occhio sia per intuizione sia per esperienza proveniente dalle loro ripetute osservazioni pratiche. Ma cosa dice la scienza moderna al riguardo? Come mai quest’organo ha tale straordinario potere?

Gli esperti di linguaggio del corpo3 hanno osservato come i segnali facciali sono i più importanti per comunicare, e la maggior parte di questi avvenga proprio nell’area degli occhi. Questi quindi sono il mezzo primario di comunicazione umana.

Sono del resto anche essenziali per riconoscere una persona e sapere chi è, tant’è vero che quando per ragioni legali in una foto si vuol rendere qualcuno non identificabile, gli si mette una mascherina sugli occhi.

Ma gli occhi oltre a comunicare e quindi emettere segnali, sono anche un canale primario di ricezione4. Come dice Desmond Morris: l’occhio umano “pur essendo più piccolo di una pallina da pingpong è capace di “rispondere ad un milione e mezzo di segnali simultaneamente”5.

Attraverso di quest’organo vi è un ingresso diretto nella consapevolezza del cervello.

Le informazioni percepite vengono infatti immagazzinate ed organizzate dal nostro cervello in funzione del nostro livello di coscienza e la stessa definizione di “realtà” è costruita attraverso la vista.

Lo si vede ad esempio quotidianamente già osservando come il gusto stesso dei cibi venga condizionato dal loro aspetto, ma l’influsso di quest’organo è anche nel riconoscimento stesso del mondo che ci circonda.

La direzione delle pupille è normalmente la direzione della nostra attenzione conscia ed è la base anche dei nostri movimenti.

Concentrarci su qualcosa significa abitualmente dirigerci lo sguardo. Inoltre, la coscienza di vivere in un mondo tridimensionale, è costituita essenzialmente attraverso l’interagire delle immagini provenienti dai due occhi.

La dualità tra questi è fondamentale, e qualsiasi alterazione portiamo a questo livello, opererà a livello di analisi del mondo, modificherà il nostro modo di pensare e reagire, così come avviene nelle pratiche di fissazione del “terzo occhio”, che sembrano proiettarci in un’altra dimensione.

E fenomeni simili possono anche essere provocati dallo sguardo altrui durante certi processi di fissazione.

Lo schema è: Stimolo esterno – occhio – mente.

Attraverso quest’organo, che nella pupilla e nel nervo ottico è direttamente connesso al cervello, possiamo quindi comunicare direttamente e profondamente “toccare la mente” modificandone anche il funzionamento ed il processo stesso di costruzione della realtà.

Noi infatti pensiamo di vivere in una realtà fissa, ma la sostanza di questa è data dai nostri processi di pensiero che organizzano i dati ricevuti dall’esterno. La “realtà” esiste solo in quanto noi costantemente la ricreiamo e ci facciamo coinvolgere da essa.

E proprio lo studio della fascinazione ci mostra come questo processo di costruzione della realtà sia strettamente legato al concetto di “coinvolgimento”. Ad esempio, quando fissiamo intensamente una persona la catturiamo, la coinvolgiamo ed ogni sua attenzione verso delle realtà esterne diverse dall’oggetto sul quale si sta fissando il suo sguardo si riduce. A questo punto si crea una situazione nella quale questa risponde alle nostre reazioni in maniera accresciuta in quanto alteriamo il modo in cui la sua coscienza si identifica nelle cose.

 

 

Cosa è l’affascinazione e la “Fascinazione”?

La nostra teoria dell’affascinazione è la base di una teoria della comunicazione interpersonale nella quale si definisce con questo nome un particolare stato mentale, che ha degli elementi in comune con quello che si verifica quando veniamo coinvolti da un film o comunque da qualcosa o qualcuno che attiri la nostra attenzione.

Esaminiamo ora gli elementi che partecipano in tale processo. Comunicare, dal latino communis = che appartiene a tutti, significa propriamente mettere qualcosa in comune con gli altri. Ciò presuppone quindi una “connessione“, uno spazio comune tra due persone. In esso l’atto della comunicazione porta quindi a trasmettere a qualcuno informazioni e messaggi. Possiamo quindi riassumere i fattori in gioco in::

  • un mittente che trasmette il messaggio

  • un ricevente che riceve il messaggio

  • All’interno di un “contesto comunicativo” che comprende tanto il mittente che il ricevente.

Perchè il ricevente possa comprendere il messaggio del mittente in un contesto interpersonale è necessario che ne abbia coscienza attraverso un contatto che è al tempo stesso un canale fisico ed una connessione psicologica fra il mittente e il destinatario che consente loro di stabilire la comunicazione e di mantenerla. Quando due persone incominciano a parlare od anche semplicemente si guardano, si comincia a creare tale spazio comune. Il primo grado di affascinazione presuppone un “coinvolgimento” del ricevente nel processo comunicativo, dato dal suo maggiore o minore dirigere la sua attenzione (conscia od incerti casi inconscia) in una particolare direzione. Possiamo ritenere la “connessione psicologica” come una forma più o meno forte di coinvolgimento, elemento alla base dell’affascinazione, che va dal grado minimo (attenzione blanda, sensazione di essere guardati) al grado massimo (fascinazione ipnotica).

Non c’è una comunicazione senza questo coinvolgimento a qualche grado che è anche l’incontro di due coscienze, due attenzioni.

Esercizio 1 – Guardare con curiosità.

Quando vedete un’altra persona incominciate a guardarla con, curiosità, studiandone i lineamenti e le caratteristiche. Noterete che quest’aumento di attenzione incrementerà anche l’attenzione del vostro interlocutore. Comincerete così a creare questo spazio comune di incontro di due attenzioni dove può avvenire la fascinazione.

Chiamiamo “forza affascinativa” la forza di coinvolgimento ed impatto del comunicatore sul ricevente che può essere aumentata in varie maniere.

Concetti fisiologici connessi alla “Fascinazione”

È ora necessaria qualche precisazione linguistica:

Utilizzeremo la parola «affascinazione» in maniera più generale, e la parola «fascinazione» per indicare un secondo grado, lo stato specifico in cui una persona è «presa» ed in stato di alta concentrazione e l’attenzione attiva su elementi esterni diventa nulla. Chiameremo più avanti tale stato mentale «coscienza passiva». In tale situazione una persona si trova potentemente influenzata dall’immaginazione, dal desiderio o dalla volontà altrui.

L’affascinazione può essere realizzata a livello individuale oppure anche collettivo, cioè nei confronti di un gruppo di persone. In tale senso è quindi una componente chiave del processo di «leadership». Anche le tecniche ipnotiche si legano naturalmente all’affascinazione, così come anche le tecniche di pubblicità, la persuasione etc…, quando condotte efficacemente.

Anche quello che la gente chiamo volgarmente “stupore” è uno stato estremo di fascinazione.

Fascinazione ipnotica

Nei casi più estremi di fascinazione ipnotica, oltre che la passività di pensiero, osserviamo come il soggetto abbia le pupille dilatate, il viso cereo, una differente percezione dell’ambiente. Tutto il cervello è “preso” ed è in uno stato come di blocco, proprio come disse un poeta:

Venga Medusa sì il farem di smalto.

Fascinazione al cinema

Al cinema dove vi è un livello d’attenzione più basso e minori aree coinvolte, non vi è la fascinazione ed il viso cereo delle forme più estreme, ma spesso la pupilla è dilatata. Anche in tal caso si osserva un rispondere alle idee trasmesse. Il soggetto ha emozioni quando le provano i protagonisti del film, e vive in una realtà soggettiva particolare corrispondente alle idee che riceve. Poiché l’attenzione attiva è ridotta, alla fine la paersona si sente normalmente più riposata.

Le aree cerebrali coinvolte

Come mai avvengono i fenomeni indicati sopra, quali tra uomo e donna il “colpo di fulmine”, dove lo sguardo dell’uno cattura quello dell’altro, e nelle dimostrazioni ipnotiche, dopo una fissazione assai da vicino di qualche secondo, certe persone si trovano in una condizione che ricorda quella dell’uccello affascinato dal serpente; ed addirittura seguono l’operatore, ripetono i suoi movimenti, le sue parole e i suoi giuochi di fisionomia?

Alla base della realizzazione pratica dei processi di fascinazione vi è sicuramente una predisposizione fisiologica dell’uomo.

L’analisi dei fenomeni di affascinazione ci porta a considerare che questa involve l’utilizzo di più aree cerebrali:

  • La parte del cervello che interpreta quello che vede, che colleghiamo alla corteccia cerebrale.

  • La parte del cervello che vive le emozioni, che colleghiamo al sistema limbico

  • E la parte più profonda di noi stessi, il nostro cervello rettiliano, che fornisce la base del processo di fascinazione, bloccando la nostra attenzione6

Il processo è quindi in tre fasi o triadico:

riconoscimento ed osservazione di un elemento =>carica emozionale =>affascinazione e cattura dell’attenzione.

Molta parte della ricerca ipnotica ha esaminato i primi due livelli, ma è questo terzo, il più profondo, che è la chiave profonda dei risultati più fenomenali.

 

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